Valutazione della vulnerabilità sismica
I principali dettami normativi relativi al rischio sismico ai fini della valutazione della vulnerabilità sismica si possono riassumere brevemente nei seguenti punti:
- l'O.P.C.M. 3274:2003 obbliga tutti i proprietari, pubblici e privati, di edifici strategici ai fini della protezione civile o rilevanti in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, realizzati precedentemente al 1984, ad eseguire la valutazione di vulnerabilità sismica su tali costruzioni;
- l'elenco delle costruzioni ed infrastrutture strategiche e rilevanti è fissato da ogni Regione con apposita delibera della Giunta Regionale.Tra questi edifici figurano normalmente in tutt’Italia: scuole di ogni ordine e grado, stadi, palazzetti, palestre, strutture sanitarie e socio assistenziali, caserme militari, edifici di gestione delle emergenze della Protezione Civile, edifici pubblici e privati soggetti ad affollamento, centri commerciali, musei, biblioteche, uffici postali, sedi di banche, sale per convegni e spettacoli, industrie di medie e grandi dimensioni, chiese e luoghi di culto, etc. etc.
Dato che purtroppo, nessuno è in grado di prevedere i terremoti e neppure, in concomitanza di uno sciame sismico si è in grado di affermare con certezza se l’evento di intensità maggiore si sia già manifestato o se debba ancora verificarsi, l’unico modo per minimizzare i danni, consiste in una sistematica prevenzione, sia per la salvaguardia delle vite umane, sia delle costruzioni e delle infrastrutture, come anche dei beni in essi custoditi (si pensi all’ingente patrimonio artistico italiano).
In Italia fare prevenzione implica soprattutto un cambiamento culturale.
Contrariamente a quello che si pensa, non è detto che la prevenzione comporti necessariamente grandi spese, soprattutto se paragonate ai danni quasi sempre ingenti o irreparabili, della “non prevenzione” spesso cagione di tragiche conseguenze di cui ci si sorprende solo dopo l’evento sismico.
Tenuto conto che il 60% del patrimonio edilizio italiano è antecedente al 1974, data di emissione della prima (e per altro ormai obsoleta) “normativa sismica nazionale”, è evidente la necessità di una messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio ed è altrettanto evidente come questo processo di recupero debba necessariamente passare attraverso la “conoscenza” dell'esistente, come prescritto dalle vigente normativa (NTC2018). Qui conoscenza significa sapere esattamente quali siano le carenze strutturali di un edificio, permettendoci di progettare gli “interventi di adeguamento” o almeno di “miglioramento” sismico, magari associandoli ad interventi di ristrutturazione già programmati.
Lo Stato promuove ed incentiva mediante il Sismabonus gli interventi di miglioramento e/o adeguamento sismico anche da parte di soggetti privati.
I principali dettami normativi relativi al rischio sismico ai fini della valutazione della vulnerabilità sismica si possono riassumere brevemente nei seguenti punti:
- l'O.P.C.M. 3274:2003 obbliga tutti i proprietari, pubblici e privati, di edifici strategici ai fini della protezione civile o rilevanti in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, realizzati precedentemente al 1984, ad eseguire la valutazione di vulnerabilità sismica su tali costruzioni;
- l'elenco delle costruzioni ed infrastrutture strategiche e rilevanti è fissato da ogni Regione con apposita delibera della Giunta Regionale.Tra questi edifici figurano normalmente in tutt’Italia: scuole di ogni ordine e grado, stadi, palazzetti, palestre, strutture sanitarie e socio assistenziali, caserme militari, edifici di gestione delle emergenze della Protezione Civile, edifici pubblici e privati soggetti ad affollamento, centri commerciali, musei, biblioteche, uffici postali, sedi di banche, sale per convegni e spettacoli, industrie di medie e grandi dimensioni, chiese e luoghi di culto, etc. etc.
Dato che purtroppo, nessuno è in grado di prevedere i terremoti e neppure, in concomitanza di uno sciame sismico si è in grado di affermare con certezza se l’evento di intensità maggiore si sia già manifestato o se debba ancora verificarsi, l’unico modo per minimizzare i danni, consiste in una sistematica prevenzione, sia per la salvaguardia delle vite umane, sia delle costruzioni e delle infrastrutture, come anche dei beni in essi custoditi (si pensi all’ingente patrimonio artistico italiano).
In Italia fare prevenzione implica soprattutto un cambiamento culturale.
Contrariamente a quello che si pensa, non è detto che la prevenzione comporti necessariamente grandi spese, soprattutto se paragonate ai danni quasi sempre ingenti o irreparabili, della “non prevenzione” spesso cagione di tragiche conseguenze di cui ci si sorprende solo dopo l’evento sismico.
Tenuto conto che il 60% del patrimonio edilizio italiano è antecedente al 1974, data di emissione della prima (e per altro ormai obsoleta) “normativa sismica nazionale”, è evidente la necessità di una messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio ed è altrettanto evidente come questo processo di recupero debba necessariamente passare attraverso la “conoscenza” dell'esistente, come prescritto dalle vigente normativa (NTC2018). Qui conoscenza significa sapere esattamente quali siano le carenze strutturali di un edificio, permettendoci di progettare gli “interventi di adeguamento” o almeno di “miglioramento” sismico, magari associandoli ad interventi di ristrutturazione già programmati.
Lo Stato promuove ed incentiva mediante il Sismabonus gli interventi di miglioramento e/o adeguamento sismico anche da parte di soggetti privati.
Se vuoi conoscere la pericolosità sismica della tua città, clicca qui sul link dell'Istituto di Geofifica e Vulcanologia
COSTI DELLA “NON PREVENZIONE”
Fonti ufficiali hanno stimato che negli ultimi decenni sono stati spesi almeno 200 miliardi di euro per la ricostruzione post-sisma (tra l’altro spesso troppo lenta e macchinosa, ancora solo parzialmente effettuata e a volte deficitaria su vari aspetti), quando per una prevenzione su scala nazionale sarebbe stato sufficiente un quinto del suddetto investimento, senza considerare la perdita irreparabile di vite umane coinvolte in disastrosi crolli che si sarebbero potuti in gran parte evitare.
Vuoi sapere quanto costa l’analisi di vulnerabilità sismica di un edificio?
Chiedici un preventivo, inviandoci una e-mail a: [email protected]
Indicando:
- località dove sorge l’edificio
- destinazione d’uso dell’edificio
- anno (o almeno periodo) di realizzazione dell'edificio
- tipologia costruttiva, se nota (cemento armato, muratura, mista, etc.)
- superficie o il volume del fabbricato
Fonti ufficiali hanno stimato che negli ultimi decenni sono stati spesi almeno 200 miliardi di euro per la ricostruzione post-sisma (tra l’altro spesso troppo lenta e macchinosa, ancora solo parzialmente effettuata e a volte deficitaria su vari aspetti), quando per una prevenzione su scala nazionale sarebbe stato sufficiente un quinto del suddetto investimento, senza considerare la perdita irreparabile di vite umane coinvolte in disastrosi crolli che si sarebbero potuti in gran parte evitare.
Vuoi sapere quanto costa l’analisi di vulnerabilità sismica di un edificio?
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Indicando:
- località dove sorge l’edificio
- destinazione d’uso dell’edificio
- anno (o almeno periodo) di realizzazione dell'edificio
- tipologia costruttiva, se nota (cemento armato, muratura, mista, etc.)
- superficie o il volume del fabbricato